Languishing e Covid 19: Come affrontare il torpore emotivo che abbiamo vissuto durante la pandemia? 3 utili strategie

 

Scritto da Francesca Barillà

 

Siamo a metà del 2021, si avvicina l’estate e ci stiamo approcciando a piccoli ma significativi passi alla “nuova normalità” dettata dalla pandemia da Covid-19.

In questi lunghi mesi abbiamo abbandonato le nostre “vecchie abitudini” e ce ne siamo create (o abbiamo tentato di crearne) di nuove.

Questi cambiamenti hanno portato a una ridefinizione degli spazi e dei tempi di lavoro e di vita.

Abbiamo modificato il modo di interagire con gli altri, abbiamo vissuto periodi di lontananza fisica dalle persone care, in qualche caso abbiamo dovuto affrontare perdite e periodi davvero difficili.

In queste ultime settimane la situazione sembra migliorare progressivamente e questo ci permette di approcciarci finalmente alla tanto agognata “normalità”.

Ma siamo tutt* pront* a ricominciare davvero? Siamo tutt* pront* a riprendere ritmi di vita e abitudini che avevamo messo da parte?

Secondo il New York Times, alcune persone potrebbero sperimentare una sensazione di “languishing” che in italiano potrebbe essere tradotto con “languire”.

Come scrive Adam Grant sul New York Times, il languishing è “un senso di vuoto. Ti senti come se ti stessi confondendo tra i giorni, come se guardassi la tua vita da un finestrino appannato”.

È una sensazione di torpore emotivo e indica il fatto che non stiamo vivendo al massimo delle nostre potenzialità.

Questa sensazione può portare a una diminuzione di concentrazione e motivazione che influenzerà negativamente il nostro benessere lavorativo e personale.

La psichiatra Christine B.L Adam fa un’analogia del funzionamento psicologico con il funzionamento di un motore.

Proprio come un motore ha bisogno di benzina per funzionare, le persone hanno bisogno di “carburante psicologico” per agire a livelli soddisfacenti e ottimali.

Il “carburante psicologico” proviene sia da nuove esperienze sia dal riposo ma durante la pandemia abbiamo ottenuto poco da entrambi.

La mancanza di “carburante psicologico” ci può quindi portare a una sensazione di apatia e stanchezza.

 La prospettiva temporale: che giorno è oggi?

Il periodo di pandemia ha sicuramente influenzato il modo in cui abbiamo vissuto il nostro tempo sia lavorativo che personale.

La domanda forse più frequente di questi mesi, che ci siamo post* o abbiamo posto ad altri è proprio: “Che giorno è oggi?”

La prospettiva temporale si riferisce al modo in cui noi organizziamo il nostro tempo presente ma anche a come ci relazioniamo al passato e al futuro.

Zimbardo e Boyd (1999) si riferiscono alla prospettiva temporale proprio come al processo, spesso inconscio, per cui assegniamo ai continui flussi di esperienze personali e sociali delle cornici temporali che ci aiutano a dare ordine, coerenza e significato a quegli eventi.

Alcune attività, come vestirsi per andare al lavoro, praticare dello sport, dedicarci ai nostri hobby o partecipare a eventi sociali, ci aiutano a organizzare le nostre giornate in blocchi temporali, a percepire il passare del tempo e il modo in cui ognuno di noi scandisce le proprie giornate.

La perdita della nostra routine con l’avvento della pandemia ha contribuito allo stato di languishing perché ha distorto il senso del tempo generando una sensazione di confusione ma anche frustrazione e apatia.

Come affermano Zimbardo e Boyd, avere una prospettiva temporale equilibrata ci permette di aumentare il nostro benessere psicologico ed è la chiave per costruire una vita felice.

Tre strategie per affrontare il languishing

Innanzitutto è importante ricordarci che ogni persona è diversa e reagisce in modo diverso alle situazioni.

In questa condizione di “nuova normalità” ci sono alcune persone che hanno una carica emotiva e un’energia elevate per riprendere alcune “vecchie abitudini”.

Ci sono altre persone che hanno invece bisogno di più tempo per ricreare una propria routine e che possono sperimentare questo senso di torpore emotivo.

Per poter gradualmente riappropriarci del nostro tempo e affrontare il languishing possiamo però applicare alcune strategie.

  1. Dare un nome alle nostre sensazioni ed emozioni: sapere quali emozioni stiamo provando ci aiuta a essere più consapevoli della situazione e delle nostre reazioni di fronte agli eventi.
    Ci permette di avere un quadro più chiaro di noi stess* e ci aiuta a capire che non siamo le uniche persone a     provare determinate emozioni.
  2. Stabilire piccoli obiettivi quotidiani: vi è capitato di aver ripreso gli allenamenti in palestra o di uno sport dopo tanto tempo? O di tornare a correre? Avrete notato che non riuscirete a tenere i tempi di prima o avere la stessa resistenza.
    Sono delle conseguenze del tutto naturali ma che ci possono aiutare a riflettere su come riprendere gradualmente le nostre abitudini o crearcene di nuove!
    Focalizziamoci su piccoli obiettivi giornalieri, non pretendiamo da noi stess* di fare tutto subito ma cerchiamo di riprendere le attività che ci stanno a cuore in modo graduale.
  3. Seguire il flusso: il flusso (o flow) indica uno stato di abbandono piacevole che proviamo quando siamo completamente assorbit* da qualcosa che ci piace e ci appassiona tanto da perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
    Pensiamo a quale potrebbe essere una situazione o un’attività che ci permette di provare questa piacevole sensazione.
    Può essere un progetto personale che ci gratifica e ci entusiasma e che ci permetterà di riacquistare la nostra motivazione e la nostra carica emotiva!
Iscriviti alla nostra Newsletter!
Ho letto e accetto i termini e le condizioni