Paola Bonomo: soluzioni per la parità di genere nei panel. #tuttimaschi: riflessioni sui manel, parte II.

Paola Bonomo: “Panel egualitari servono a noi tutti, specialmente alle giovani donne perché abbiano role model cui potersi ispirare. Le soluzioni esistono e sono tante. Per cambiare il mondo”.

 

Abbiamo scritto di manel, i panel al maschile, lo scorso 29 novembre. Siamo nell’anno nuovo e vorremo che il problema si fosse magicamente risolto. Ma così non è: tanto è stato fatto, ma c’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto in Italia. A chi dice “il problema non esiste già più” vorrei far sfogliare i miei appunti presi nell’arco dell’anno appena trascorso durante le tavole rotonde che frequento almeno due volte al mese, a Milano.

Torniamo sui manel perché vogliamo proporvi un approfondimento sull’argomento con chi il problema l’ha affrontato personalmente, apportando idee e soluzioni, con attività di puro volontariato e risultati concreti: Paola Bonomo. Ci è utile per prendere spunto, imparare dall’esperienza, applicare soluzioni già reali, crescere e continuare a contribuire alla crescita del Paese.

Non basta un’unica definizione per descrivere Paola. Paola Bonomo è senior executive e non executive director nei settori Technology, Media e Telecommunications. È digital transformation evangelist e coach. È inclusa tra le Inspiring Fifty, le 50 donne più stimolanti della tecnologia europea (nel 2015 e nel 2016). È stata insignita del Golden Aurora Award per la migliore business angel europea nel 2017. Ha ideato una lista di donne e un metodo per accompagnare gli organizzatori di conferenze nella scelta degli speaker e incrementare la presenza di donne tra i panelist (WomenSpeakers.net, attiva tra il settembre 2017 e il settembre 2018; ci torno tra qualche riga). Paola ritiene che la trasformazione digitale come sfida culturale – dalla comprensione del mercato alla riconfigurazione della supply chain, dalla reinvenzione del prodotto che diventa servizio alle nuove modalità di lavoro e di creazione di valore – sia la maggiore sfida delle organizzazioni oggi in Italia.

 

Il problema

In troppi convegni ed eventi in Italia i relatori sono solo uomini o in prevalenza uomini. Come scrive il Financial Times in un pezzo del 2016 sul tema dei manel,

uno dei motivi per cui questa anomalia sta attirando l’attenzione è che, mentre un’assenza di donne alle riunioni del consiglio o in un ufficio può passare inosservata a chi sta fuori dall’organizzazione, i panel sono dimostrazioni pubbliche della diversità di genere.

Punto fondamentale per comprendere quanto i panel siano sì lo specchio della società, quindi un effetto del disequilibrio tra generi, ma anche un possibile punto di partenza per cambiare le cose.

 

Perché è importante

Credo che sia giusto avere panel più egualitari per rispetto nei confronti del pubblico, specialmente delle giovani donne: chi sale su un palco rappresenta un role model particolarmente visibile, e se una giovane studiosa o ricercatrice o manager o politica assiste a una conferenza dove tutti coloro che parlano (role model) sono uomini, facilmente si convincerà che in quella disciplina per lei non vi è posto, che anche se studia e lavora e pubblica e produce per i prossimi 20 anni, non sarà benvenuta su quel palco, e che il sistema rigetta le persone come lei. Bell’esempio, no?

dichiara Paola Bonomo.

Nei prossimi 8 anni il PIL mondiale potrebbe aumentare più di 2 punti percentuali se il gap di partecipazione delle donne all’economia si dimezzasse, stima un rapporto dell’OCSE. Stereotipi, discriminazioni e pregiudizi sulle donne fanno pagare al mondo un significativo costo di mancata crescita. Valorizzare le competenze delle esperte è importante per uno sguardo lungimirante su un futuro più democratico e inclusivo, che possa garantire più ricchezza, per tutti

si legge sul sito di 100 Esperte, la lista di esperte di cui scrivo tra poche righe.

Nel 2015, nasce l’International Gender Champions, un network di più di 200 champion che ha l’obiettivo di raggiungere la parità di genere; tra gli strumenti, il network di uomini di IGC sottoscrive il Panel Parity Pledge e s’impegna a non partecipare a panel di soli uomini, perché

la gender equality è essenziale per raggiungere la pace, difendere i diritti, far crescere l’economia e promuovere il benessere di tutti noi.

 

Le cause

Secondo Paola Bonomo:

Le cause dei manel sono da ricercarsi innanzitutto nell’azione degli organizzatori che varia dalle effettive situazioni di difficoltà nell’assicurare un minimo di equilibrio (rara) al disinteresse, alla pigrizia e agli alibi (frequenti).

Tanto del problema sta anche nella cultura; dichiara Paola:

Gli eventi maggiormente elitari hanno l’abitudine di essere power-driven (guardano al titolo dello speaker, es. CEO o Ministro) e non ideas-driven (non guardano a chi ha qualcosa di nuovo e importante da dire, a costo di risultare stantii).

Poi c’è una grossa mancanza da parte degli speaker; aggiunge Paola:

Sono gli uomini, quando sono invitati e quando dicono di sì, a dire subito di sì senza preoccuparsi di informarsi se la conferenza o il panel preveda rappresentanza dei due sessi tra gli speaker: ritengo invece che sarebbe bene che si informassero e decidessero almeno di proporre o richiedere modifiche.

 

Le soluzioni

Sull’argomento, Paola Bonomo ha scritto tanto e ha agito. In particolare ci rifacciamo qui a un suo post, Where’s the (woman) expert? Practical suggestions for better media and better events, in cui prende le mosse da un evento, Innovation Summit 2016, evidenziando un gap enorme di genere, sì, ma anche generazionale: sul palco erano presenti solamente uomini; di questi, nessuno nato dopo il 1965. Paola riprende il tema all’International Journalism Festival di Perugia nel 2017, insieme a Sandra Mori (Data Protection Officer di Coca Cola e Presidente di Valore D dopo Claudia Parzani e prima dell’attuale, Paola Mascaro), Donatella Sciuto (Prorettore Vicario del Politecnico di Milano, tra le Inspiring Fifty 2018) e Paola Caburlotto (Senior Partner di Chaberton Partners), focalizzandosi sulla responsabilità di noi tutte e tutti, perché ognuna e ognuno può giocare la propria parte. Le soluzioni discusse sono state tante, le azioni messe in atto anche.

Nel post citato, Paola traccia soluzioni e linee guida che riproponiamo qui, perché riteniamo siano tutte da scalfire sulla pietra.

 

In veste di giornalista, produttore:

1. Pensaci su due volte. Naturalmente hai una scadenza ed è veloce e comodo chiamare chi già conosci, chi hai già ascoltato. Prova a sforzarti e chiama un nuovo ospite, magari una giovane donna esperta del tema, per cambiare prospettiva.

2. Misura il gender balance delle tue pubblicazioni e dei tuoi programmi: ciò che viene misurato può essere corretto. Qui un esperimento interessante.

3. Chiedi aiuto. Qualcuno può sicuramente aiutarti a metterti in contatto con nuovi esperti, anche donne.

 

In veste di organizzatore di conferenze:

1. Usa le liste. Esistono tanti e diversi elenchi di donne esperte, create da persone che hanno dedicato il loro tempo libero (Paola tra queste) per idearle, crearle, posizionarle.

Inspiring Fifty può metterti in contatto con centinaia di donne stimolanti nella tecnologia digitale in Europa, Canada e Sud Africa. L’edizione italiana è stata in passato coordinata da Paola stessa, in veste di Ambassador, essendo lei stessa stata una delle Inspiring Fifty a livello europeo. Questa la lista italiana delle 50 donne del 2018, da sfogliare perché è d’ispirazione vedere quante esperte di tecnologia digitale abbiamo in aziende, istituzioni, scuole e università italiane.

100 Esperte è un database italiano di donne esperte in discipline prevalentemente scientifiche, dall’astrofisica alle nanotecnologie, dalla psicologia alle scienze naturali, dalla matematica alla medicina, ma anche economiche, finanziarie e politiche. L’idea nasce dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A., in collaborazione con la Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, nel 2016. La prima lista di 100 nomi e CV era relativa alle discipline di 100 Esperte STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Oggi le esperte STEM sono 130. Negli anni sono cresciuti il numero di esperte e la gamma di settori disciplinari: oggi esistono anche 100 Esperte Economia e Finanza e, dal 2019, 100 Esperte Politica Internazionale.

The Brussels Binder è una lista di donne che ha l’obiettivo di accrescere la presenza delle donne nel dibattito politico europeo. Si legge in our story:

I dibattiti che incidono sull’elaborazione delle politiche e sulla vita dei cittadini europei si svolgono a Bruxelles tutti i giorni. Vogliamo apportare maggiore diversità di genere in tali dibattiti, perché riteniamo che una buona politica derivi da nuove prospettive e analisi fresche che riflettano la società su cui incide. Vogliamo pertanto vedere più donne con voce e potere. Vogliamo che le donne partecipino alla creazione del nostro futuro e a ispirare le future generazioni.

Women for Media è un database australiano di più di 200 donne leader nei settori economico, finanziario, governativo, accademico e non profit. La lista è dedicata a giornalisti, organizzatori di conferenze, studenti e media booker. Si legge nella mission:

Il nostro obiettivo è aumentare sui media la visibilità delle donne leader, che possano parlare delle loro aree di competenza professionale per garantire la diversità di pensiero, sfidare gli stereotipi e fornire role model per aspiranti leader.

Khabirat, una lista lanciata nel 2016 dal programma finanziato dall’UE MedMedia, consente di trovare donne esperte nei più svariati settori in Giordania, Palestina, Tunisia e Marocco, per una presenza maggiore della donna nel dibattito pubblico.

Paola stessa in passato ha ideato e condotto, insieme ad alcune colleghe e in forma volontaria, qualcosa di più di una lista: un esperimento di “accompagnamento” degli organizzatori nel cercare e trovare speaker donne rispondenti alle loro specifiche ad hoc: WomenSpeakers.net, che in 12 mesi, tra settembre 2017 e settembre 2018, ha permesso di trovare e confermare speaker donne per 15 eventi sugli argomenti più disparati: dalla trasformazione digitale al futuro del business, dall’intelligenza artificiale alle criptovalute. Il servizio non è più attivo, per questioni di tempo, ma, ricorda Paola:

Siamo fiere di aver aiutato ad aprire la mente con una speaker donna a tutti coloro che le hanno potute ascoltare. Alle aziende che si sono avvalse di questo servizio abbiamo chiesto di ricompensare il nostro tempo con una donazione a SheTech Italy, che l’organizzazione ha destinato a delle sessioni di formazione al public speaking per giovani donne nel mondo tech, con una coach esperta nel parlare in pubblico.

Dopo quest’esperimento Paola ha senz’altro visto aumentare la consapevolezza sul tema, per esempio grazie al gruppo Facebook #Boycottmanels creata da Patrizia Asproni; ma è ora, suggerisce Paola, che dalla denuncia – che può degenerare in polemica un po’ sterile – si passi all’assunzione di responsabilità.

2. Crea un tuo Advisory Board. Dotare le conferenze di un Advisory Board connotato da sufficiente diversità è già realtà. Lo fa per esempio Gianfranco Chicco, Conference Director di Londra, che ha organizzato decine di conferenze l’anno con migliaia di relatori, sempre con l’aiuto di un comitato consultivo formato da tre donne e due uomini che ha il compito di identificare speaker che nell’insieme siano diverse. L’Advisory Board aiuta a tracciare delle linee guida, trovare i panelist giusti, creare quell’equilibrio desiderato.

3. Applica le 10 regole della biologa Jennifer L. Martin, presentate per la rivista scientifica PLOS e pubblicate nel 2014, da leggere: Ten Simple Rules to Achieve Conference Speaker Gender Balance. La scienziata ricorda quanto siano ancora poche le donne invitate alle conferenze di settore e, prima di illustrare le 10 soluzioni, ricorda perché è importante il gender balance per il futuro della scienza, quindi di tutti noi: avere dei role model donne nella scienza è cruciale per le giovanissime; la visibilità delle donne nei panel scientifici aiuta la carriera delle donne, solo così è possibile partire da una condizione di parità; il contributo delle donne in panel scientifici è fondamentale per la creazione di nuove idee e innovazioni. La pagina presenta anche 22 riferimenti bibliografici importanti per chi volesse approfondire il tema.

 

In veste di speaker donna:
  1. Informati. Quando vieni contattata dagli organizzatori, informati sempre sul gender balance dell’evento. Se sei l’unica donna sul palco, rifiuta di partecipare o proponi altre panelist, a meno che la conferenza non sia diverse in altri termini.
  2. Chiedi di essere pagata. Se la conferenza fa parte di un evento a scopo di lucro, è giusto chiedere di essere rimborsate. Dovresti essere pagata in denaro, non in sola visibilità, per il tuo tempo e il tuo impegno, ogni volta che l’organizzazione guadagna qualcosa dalla tua presenza. Inoltre assicurati di non essere pagata meno degli uomini.
  3. Chiedi agli uomini di sottoscrivere un panel pledge. Offre una buona sintesi l’economista Owen Barder: “Non farò parte di panel di soli uomini”. Invito a leggere questo articolo del Financial Times del 29 settembre 2016, che prende le mosse proprio da qui. Esiste un movimento specifico in Svezia, #TackaNej (“no, grazie”), quale risposta di rifiuto da parte di panelist uomini a partecipare ai manel.

 

Ricordate, voi uomini siete parte della soluzione, la vostra collaborazione è fondamentale:

  • “se volete effettivamente essere alleati delle donne che hanno qualcosa da dire al di là delle etichette, per cambiare il mondo”; Paola Bonomo ci segnala Male Champions of Change, progetto australiano nato nel 2010 che oggi conta più di 220 uomini influenti – tra CEO e top manager – con l’obiettivo di creare una gender equality diffusa, quindi un impatto positivo sull’economia e la società globali; il motto è “We need more decent, powerful men to step up beside women in building a gender equal world”;
  • “ma anche, a vostro stesso vantaggio, se non volete essere additati a esempio negativo quando organizzate o vi prestate a panel di #tuttimaschi“.

Due le azioni alla base, per tutte e tutti noi: bando alla pigrizia e rimbocchiamoci le maniche, insieme!

 

Grazie a Paola Bonomo per l’importante contributo

Scritto da Natasha Aleksandrov

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