Parliamo di pianificazione previdenziale: che fine fa il nostro TFR? A tu per tu con Emanuela Musci

Occuparsi di pianificazione previdenziale oggi è il primo passo per una pensione adeguata domani

Partiamo dal nostro TFR. Abbiamo chiesto consiglio a Emanuela Musci, consulente finanziaria indipendente.

Scritto da Carolina Nobile.

Ottobre non è solo periodo di zucche e foliage: l’OCSE l’ha proclamato il mese dell’educazione finanziaria. Assicurarsi che le donne abbiano accesso a servizi di consulenza finanziaria appropriati e idonei rientra tra le raccomandazioni sull’alfabetizzazione finanziaria, la quale a sua volta gioca un ruolo importante nelle politiche sulla parità di genere.

Accompagnare le donne nella gestione del denaro e nel raggiungimento del benessere finanziario individuale può dare un contributo importante al superamento del gap di genere, nonché alla crescita del Paese.

Questo obiettivo non può che appassionarci. La domanda è: da dove partire? Dalla consapevolezza.
Ed Emanuela Musci, una professionista del settore, consulente finanziaria indipendente da oltre 20 anni, ci ha aiutato a delineare la strada.

Nella prima chiacchierata con lei abbiamo infatti parlato di come effettuare l’analisi della situazione patrimoniale ed economica dello status quo, come stilare un piccolo bilancio ed un budget plan.
Abbiamo capito che dobbiamo partire dall’inventario di quanto in nostro possesso, per poi mettere ordine e acquisire consapevolezza delle risorse disponibili e dei bisogni finanziari prioritari.

La seconda tappa di questo cammino è conoscere gli strumenti finanziari posseduti. Il terzo sarà proteggere il patrimonio, ovvero gestire i rischi.

Ricordiamoci il fine di tutto questo: vivere meglio. Citando proprio Emanuela:

“Le decisioni economico-finanziarie non siano altro che un mezzo per aiutarci a vivere meglio, al pari del mangiar sano e del movimento per il benessere fisico.
Raggiungere la consapevolezza finanziaria implica poter pianificare al meglio il futuro, gli obiettivi personali, la propria autonomia, per arrivare a raggiungere un livello superiore di benessere”.

Diventa necessario, a questo punto, definire degli obiettivi pratici, degli step su come procedere e di cosa occuparsi per non trovarsi sopraffatti dal pensiero di “cosa devo fare?!”.
Ancora una volta ho chiesto a Emanuela di aiutarci a dipanare la strada.

Emanuela, grazie di essere tornata a farci da guida!
Che tema affrontiamo oggi? Qual è il secondo step che dobbiamo prevedere nel nostro percorso di pianificazione e consapevolezza finanziaria?

>Ho pensato di partire dall’aspetto previdenziale: come crearsi una pensione adeguata.
Vi chiederete perché ci parla di pensione? Siamo Young Women Network, siamo giovani… mica “anta” come lei!
Ve ne parlo perché immagino che molte di voi siano occupate, quindi stiano già maturando un TFR. Comunemente conosciuto anche come liquidazione o buonuscita, è la somma che il datore/la datrice di lavoro accantona e che viene versata al lavoratore/alla lavoratrice quando il rapporto di lavoro cessa per qualsiasi motivo.
Partiamo così da un investimento finanziario che, forse inconsapevolmente, state già effettuando.

Perché partire da qui? Penso che prima di parlare di investimenti in senso lato, cioè prodotti finanziari, occorra ottimizzare il rendimento di quanto già in nostro possesso: far rendere al meglio strumenti che molto probabilmente tutti avete ma ai quali forse non avete dedicato la giusta attenzione.

Partiamo quindi dalla pianificazione previdenziale.

CHE COS’È?

È un’attività di analisi, programmazione ed esecuzione che, con il dovuto anticipo rispetto all’età di pensionamento, mira a:

  • individuare con precisione le risorse della pensione pubblica (decorrenza, importi, coordinamento di varie posizioni in più gestioni);
  • individuare con precisione le risorse da “dedicare” ai fini integrativi: Fondi Pensione Chiusi, Fondi Pensione Aperti, Piani Individuali Pensionistici, o eventualmente anche Polizze vita, TFR, patrimonio finanziario e immobiliare.

A COSA SERVE?

  • Ad individuare la pensione che sarà offerta dal sistema pubblico;
  • ad individuare il gap (mancanza o scopertura) da colmare rispetto al tenore di vita desiderato;
  • a valutare quanto la contribuzione a una forma di previdenza integrativa (o alternativa) riuscirà a ridurre tale eventuale divario. La previdenza integrativa prevede poi che il versamento sia fiscalmente deducibile (fino a €5.164,57 per anno).

PERCHÉ NE PARLIAMO?

Per 2 motivi:

  1.  dal 2011 il sistema pensionistico è su base contributiva (non più su base retributiva come lo è stato per i vostri nonni);
  2. dal 2007 è possibile conferire il TFR alle forme di previdenza complementari.

Tornando al nostro TFR, ci aiuti a capire meglio quali opzioni abbiamo?

>Certo! Come vi anticipavo ci sono sostanzialmente 2 strade. Scegliere quale percorrere spetta a voi. Entro 6 mesi dalla data di assunzione esiste infatti la possibilità di esprimere la propria preferenza.
Potete:

  1. lasciare il TFR in azienda;
  2. destinare il TFR alla previdenza complementare.

Un aspetto fondamentale della riforma pensionistica è stata l’equiparazione tra forme pensionistiche, che modifica in modo significativo l’assetto del sistema previdenziale italiano per i lavoratori/le lavoratrici dipendenti.

Analizziamo meglio le 2 strade.

1. TFR in azienda

Ci sono 2 scenari:

  • Datore/Datrice di lavoro con organico medio <50: il/la datore/datrice di lavoro non deve effettuare alcun versamento al Fondo INPS.
  • Datore/Datrice di lavoro con organico medio >50: il/la datore/datrice di lavoro versa mensilmente al Fondo Tesoreria dell’INPS a partire dal mese successivo alla manifestazione di volontà del/della lavoratore/lavoratrice.

2. Devolvere il TFR ai Fondi

Quali sono i Fondi a nostra disposizione? Facciamo una rapida carrellata delle opzioni.

FONDI PENSIONE PREESISTENTI
I FPP non possono ampliare la propria area dei destinatari oltre a quella originariamente prevista. I lavoratori/le lavoratrici di prima occupazione successiva al 28/04/1993 non possono quindi iscriversi a questa tipologia di forme pensionistiche a prestazione definita.

FONDI PENSIONE NEGOZIALI
Questi Fondi derivano da contratti collettivi di lavoro, accordi aziendali o tra lavoratori/lavoratrici e sono stati istituiti successivamente all’entrata in vigore del D. Lgs. 124/1993.
Si tratta di Fondi accessibili solo a specifiche categorie di dipendenti e per questo sono denominati anche Fondi Chiusi:

  • dipendenti del settore privato che appartengono alla stessa categoria contrattuale, alla stessa impresa o gruppo di imprese;
  • dipendenti del settore pubblico;
  • soci/socie lavoratori/lavoratrici di cooperative;
  • lavoratori/lavoratrici autonomi e liber* professionist*.

Ricordo che, per i dipendenti che oltre al TFR versano un contributo minimo volontario, è previsto il versamento del contributo del datore/della datrice di lavoro nella misura stabilita dagli accordi.
Inoltre, mentre per i dipendenti è previsto il contributo del datore/della datrice di lavoro, del lavoratore/della lavoratrice e del TFR nella misura stabilita dai medesimi accordi, per i lavoratori/le lavoratrici autonom* e liber* professionist* è prevista solo una contribuzione a loro carico.

FONDI PENSIONE APERTI
Nascono per iniziativa unilaterale degli operatori finanziari abilitati per legge (Compagnie di assicurazioni, Banche, SIM, SGR).
In questo caso, la platea dei destinatari non è circoscritta o delimitata, per cui chiunque vi può aderire.
L’adesione può avvenire su base individuale o su base collettiva: i lavoratori/le lavoratrici appartenenti ad una determinata impresa possono aderire al Fondo Pensione aperto secondo quanto stabilito dai contratti collettivi di lavoro, dagli accordi o dai regolamenti aziendali.

È possibile iscrivere anche i famigliari fiscalmente a carico, anche se non si è iscritt* a propria volta.
È possibile versare anche solo il TFR e il datore/la datrice di lavoro non ha l’obbligo di versare il proprio contributo.

PIANI DI INTEGRAZIONE PENSIONISTICA
Distinguiamo tra:

  • Nuovi PIP: istituiti ex novo a seguito della riforma, oppure derivanti dall’adeguamento di PIP già istituiti.
  • Vecchi PIP: il D.lgs. 252/05 ha previsto la possibilità di adeguamento dei vecchi PIP (istituiti ante 2007) in modo da assoggettarli alla disciplina attuale.

Sono promossi dalle compagnie assicurative e sono stati introdotti con D.lgs. 47/2000. In pratica, si tratta di polizze di assicurazione sulla vita:

  • POLIZZE TRADIZIONALI: prestazioni rivalutabili collegate a gestioni separate c.d. RAMO I*
  • CONTRATTI UNIT LINKED: prestazioni legate a fondi interni o OICR c.d. RAMO III**

*composizione prudenziale degli investimenti, quasi sempre presentano garanzia di restituzione del capitale investito e/o di rendimento minimo, e consolidamento annuo delle prestazioni.
**il valore della posizione individuale è legato alla performance di uno o più Fondi Interni o OICR. In genere non sono previste forme di garanzia, perciò, il rischio di natura finanziaria è a carico dell’aderente.

Ci sono molte opzioni tra le quali scegliere! Ci aiuti a capire le caratteristiche di un eventuale investimento in previdenza integrativa?

>Importante è capire innanzitutto che il diritto alla prestazione pensionistica si acquisisce solo al momento della maturazione dei requisiti di accesso alle prestazioni stabilite nel regime obbligatorio di appartenenza.

Pre-pensionamento si può ottenere un’anticipazione di una quota del montante maturato nel Fondo Pensione SOLO per far fronte a determinati bisogni:

  • spese sanitarie per terapie o interventi straordinari per sé, coniuge e figli/figlie: sempre, fino al 75%;
  • acquisto prima casa per sé e/o figli, interventi di manutenzione/ristrutturazione sia ordinaria che straordinaria: dopo 8 anni, fino al 75%;
  • ulteriori esigenze dell’iscritt*: dopo 8 anni fino al 30%.

Inoltre, si ha diritto al riscatto totale o parziale del montante maturato solo nei seguenti casi:

  • invalidità permanente che comporti inidoneità assoluta all’attività lavorativa: 100%;
  • cessazione dell’attività lavorativa con conseguente inoccupazione per >48 mesi: 100%;
  • morte dell’iscritt* prima che maturi il diritto alla prestazione pensionistica: 100%;
  • perdita dei requisiti di partecipazione: 100%;
  • cessazione dell’attività di lavoro con conseguente inoccupazione >12 e <48 mesi: 50%;
  • procedure di mobilità, CIG ordinaria e straordinaria: 50%.

Trascorsi 2 anni di permanenza nel Fondo, è possibile trasferire l’intero capitale accumulato fino a quel momento in un’altra forma pensionistica complementare.

Al pensionamento le prestazioni possono essere erogate in forma di rendita o in forma di capitale. Si ha la possibilità di ricevere il 100% in forma di capitale se, convertendo il 70% del montante finale in rendita, si ottiene una rendita annua inferiore al 50% dell’assegno sociale (5.983,64€ per il 2021).

Quali sono i vantaggi dell’investire il proprio TRF in un Fondo piuttosto che lasciarlo in azienda?

>Se il vostro TFR viene lasciato in azienda si rivaluta in misura fissata dalla legge all’1,5% + 75% del tasso di inflazione, ed è soggetto a tassazione separata; pertanto, entrano in gioco gli scaglioni IRPEF in cui rientrate.
Se il TFR viene versato in un Fondo Pensione (negoziale o aperto) si rivaluta in base ai risultati della gestione in cui si è scelto di aderire.
Il rendimento medio dei Fondi Pensione è del 2.7%. La tassazione varia da un minimo del 9% ad un massimo del 15% (in base al numero di anni di iscrizione).

Banalizziamo per semplificarci la vita: assumendo di versare 1.000,00€ nel TFR con rivalutazione 1,5% annua per 30 anni, alla fine del 30esimo anno avremmo 1.563,10€.
Viceversa, se versassimo 1.000,00€ in un Fondo negoziale aperto con un rendimento del 2,7% annuo per 30 anni, a fine periodo avremmo 2.223,90€.

Il tema è: non dobbiamo cambiare per forza strada e non c’è una scelta giusta o sbagliata. Quello che è importante è conoscere e scegliere, scegliere anche di non fare nulla perché le cose stanno bene come stanno. L’importante è farlo consapevolmente. La conoscenza è potere, mai come in questo ambito.

I fattori da valutare per scegliere sono tanti e l’offerta è davvero molto vasta ma non fatevi spaventare! Non spetta a voi conoscere gli aspetti più tecnici, ci sono i professionisti per questo. Chiedete alla vostra Rete, alla banca, ai/alle consulenti finanziari/finanziarie indipendenti (iscritt* all’Albo Consulenti Finanziari Autonomi).
L’importante è avere quella base di conoscenza e consapevolezza che vi permetta di porre le domande giuste.

Ci sarebbe ancora molto da scrivere, Emanuela mi ha offerto una grande quantità di informazioni dettagliate e precise, e per questo la ringrazio.
Scopo di questo articolo non è però esaurire l’argomento.
Quello che ci piacerebbe è accendere delle lampadine e suscitare domande rispetto alle quali ognun* cercherà di rispondere nel modo che ritiene più consono.

A questo proposito, Emanuela si è resa disponibile a rispondere alle domande che dovessero nascere :-).
Ecco come raggiungerla: emanuelamusci.cfa@gmail.com

Nel frattempo…buona previdenza a tutti e alla prossima puntata!

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