5 volontarie di Young Women Network si raccontano. Un viaggio nei successi ottenuti nel pieno della pandemia

Questo anno e mezzo ha cambiato le nostre vite in modo radicale, sotto ogni aspetto. In negativo, sicuro. Ma per certi versi anche in positivo.

Abbiamo pensato di salutarvi prima di questa pausa estiva con una carica di ottimismo e positività. Molte di noi volontarie in questo anno e mezzo hanno cambiato lavoro, sono cresciute professionalmente, hanno avuto un avanzamento di carriera, hanno scelto nuove strade… Parliamo di successi, ottenuti con sacrificio e impegno, entusiasmo e passione, nonostante tutto.

Cosa abbiamo imparato, cosa abbiamo provato, come abbiamo affrontato le paure? Di questo vogliamo parlarvi. Condividiamo parte delle nostre vite personali e professionali, le nostre piccole storie dentro questa grande evoluzione che tocca tutt* noi. Oguna si racconta con il proprio stile, con la propria personalità. E questo è il bello. Speriamo possano essere d’ispirazione, o semplicemente farvi compagni durante una pausa pranzo o una serata di letture o la vostra meritata vacanza.

 

Se hai voglia di condividere a tua volta la tua storia, scrivici nei commenti sul blog, o su LinkedIn o Instagram.

 

 

Da Junior Art Director ad Art Director, passando per un Master e imprevisti della vita

“Ho imparato a essere fiera di me, di vittorie e sconfitte”

Michela Di Cristina

Ciao! Mi chiamo Michela, ho 31 anni e se mi avessero predetto che cosa sarebbe successo o cosa avrei fatto da gennaio 2020 a ora… avrei prontamente risposto, facendo un passo indietro: “Non posso farcela!”.

Voglio iniziare così a raccontare quest’ultimo anno e mezzo, durante il quale il dubbio di non farcela mi ha accompagnata a ogni passo, o meglio… a ogni CLICK!

A gennaio del 2020 ero una Junior Art Director per Yoox Net-A-Porter Group, avevo da poco iniziato il Master UPA in Strategia della Comunicazione che svolgevo part-time; ero carica e piena di energia, pronta a buttarmi in questa nuova avventura.

Poco più di un mese dopo, il mondo si è fermato. Le quotidianità e le abitudini sono cambiate radicalmente. Sempre in casa, ma con il PC aperto.

CLICK! Il Lavoro. CLICK! Le riunioni. CLICK! Il malessere da lockdown. CLICK! Le lezioni online. CLICK! La famiglia a distanza. CLICK! Le scadenze per il Master. CLICK! CLICK! CLICK!

La fine delle lezioni e l’inizio della stesura del progetto finale per il Master si sono accompagnati a un cambio di Team e all’inizio di un grande progetto di Rebranding a lavoro. Uno dei progetti digitali più grandi al quale abbia mai partecipato.

CLICK! CLICK! CLICK! CLICK! 

Sapevo che avrei dovuto dare il massimo. Ma non è stato poi così difficile, tutto era estremamente stimolante.

CLICK! CLICK! CLICK! CLICK! CLICK!

Ho iniziato a darmi delle priorità; orari precisi e fissi per ogni attività lavorativa e non. Ho imparato a ottimizzare al massimo tempo ed energie, a puntare agli obiettivi con determinazione e forza d’animo. Lunghe notti e fresche mattinate hanno accompagnato l’inizio dell’estate. CLICK dopo CLICK ho imparato ad adattarmi a ogni situazione e imprevisto.

Non sapevo, però, di essere solo all’inizio di un nuovo percorso che mi avrebbe messa a dura prova. Infatti, non è andata sempre bene, nonostante mi impegnassi con tutta me stessa.

CLICK! CLICK! CLICK! CLICK! CLICK! CLICK!

Durante l’anno, gli imprevisti continuavano ad aumentare, mi hanno detto “a uno, ne segue sempre un altro”. Le grandi consegne di lavoro e del Master si sono sempre sovrapposte a grandi imprevisti personali; perché la vita è così, per insegnarti che puoi farcela, mette il “2x”, va velocissima, ma è essenziale ascoltarla bene e saper replicare con grinta e a gran voce. Solitamente cerco di trovare il lato positivo delle cose, anche se quest’anno è stato estremamente difficile, non ho mai smesso di immaginarmi un futuro migliore. Ho imparato ad essere fiera di me, di “vittorie e sconfitte”, a guardare oltre e a focalizzare la mia attenzione su quel che ero riuscita a fare e a superare, nonostante tutto.

Sapete cosa direi alla me di un anno fa? Non aver paura, clicca su quel mouse con sicurezza! La vita è imprevedibile e incontrollabile, ma tu, controcorrente, puoi essere più forte di lei. Una forza che ho scoperto felicemente di avere, che mi ha spinto, spronato e fatto resistere in questo lunghissimo, assurdo e sconvolgente anno. Un anno che mi ha molto cambiata come persona, ha stravolto la mia vita, riorganizzando completamente le mie priorità.

Mi chiamo Michela e oggi sono un’Art Director!

 

 

Un nuovo lavoro, nuove responsabilità e il passaggio a quadro nel pieno della pandemia, dopo un percorso tutt’altro che lineare

“Le opportunità ci sono sempre per chi le cerca”

Greta Antonini

A 13 anni avevo pianificato tutto: mi sarei laureata a pieni voti, nei tempi corretti e nella vita avrei fatto l’Architetta. Appena terminato il liceo, come da programma, mi iscrissi alla facoltà di Architettura a Venezia. E fin qui tutto bene.

All’Università passo le notti a disegnare e il giorno a studiare. Sacrifico il sonno, il tempo libero, gli affetti e me stessa. Nel frattempo la crisi del 2008 dei mutui subprime aveva travolto i mercati finanziari, colpito il settore edilizio e fatto sfumare i miei sogni. Nel 2013, come previsto, mi laureo con voti eccellenti, ma in Italia non si intravedevano opportunità entusiasmanti all’orizzonte. Da buona veneta, non potevo stare con le mani in mano e dopo un mese dalla laurea, trovo lavoro temporaneamente presso l’ufficio marketing di una società e nel weekend faccio la cameriera. Durante questo periodo, non smetto di sperare e continuo a inviare CV, ma le risposte tardano ad arrivare, così mi rendo conto che la prima strada, quella pianificata, comincia a diventare sempre più nebulosa, mentre inizia a farsi strada una nuova passione, quella per il marketing.

La prima laurea non era sufficiente a intraprendere una carriera nel marketing, decido così di iscrivermi a un Master in Marketing Management a Milano. Mai scelta fu più azzeccata: in breve tempo trovo lavoro presso HarperCollins Italia e per cinque anni lavoro duramente sperando che la meritocrazia finalmente mi premiasse. La crescita tarda ad arrivare e io, impaziente per natura, ad aspettare i treni con orari e tempi stabiliti da altri non ero capace: decido di intraprendere una nuova avventura. Mi iscrivo a un Master in Innovation Strategy e Digital Transformation. Contemporaneamente cambio lavoro. Anche qui la crescita risultava difficile, mi sono dovuta scontrare con colleghe che mi vedevano come una minaccia alla loro carriera e la mia giovane età, unita alla mia ambizione, cozzava ampiamente con l’ambiente.

Così un altro treno tardava ad arrivare e io, in piena pandemia, ero sempre più impaziente. L’ambiente ormai mi stava stretto e decido di partire per un nuovo viaggio: accetto un lavoro come Responsabile Marketing presso una società Fintech, Borsadelcredito.it e lì tutto cambia. Da quel giorno sono passati solo sette mesi, sono diventata quadro a 32 anni, gestisco un team di tre persone e sto pianificando la crescita dei prossimi anni, ma sempre tenendo presente che il cambiamento è dietro l’angolo e per crescere bisogna continuamente sfidarsi.

Dalla mia piccola esperienza vi posso dire che le opportunità ci sono sempre per chi le cerca, che credere in se stessi è fondamentale, che Young Women Network per me ha fatto davvero tanto. Nei mesi bui ho potuto confrontarmi con persone simili a me e trovare la forza di cambiare, di saltare nel vuoto e di sfidarmi nuovamente. Oggi non ho più paura perché penso che un luogo per me ci sarà sempre, basta avere la tenacia di trovarlo.

 

 

Cambiare vita nel pieno della pandemia, scegliendo la strada della libera professione di psicologa

“Impariamo a uscire dalla nostra comfort zone”

Francesca Barillà

In queste lunghe e calde giornate estive mi capita spesso di soffermarmi a pensare a quest’ultimo anno e mezzo. Il periodo di pandemia ha inciso molto sulle abitudini di tutt* portando, in alcuni casi, a dei cambiamenti inaspettati. Se ripenso all’estate scorsa, la mia situazione professionale è davvero molto cambiata.

Forse per reagire all’instabilità che percepivo intorno a me, forse perché come tutt* non potevo utilizzare il mio tempo libero come facevo prima della pandemia, quest’inverno ho deciso di investire molto sulla mia carriera e avviare la libera professione di psicologa.

Ho iniziato a pensare a come potevo mettere a frutto le mie competenze in un modo nuovo e diverso; e tra le tante difficoltà, ma anche le molte soddisfazioni, c’è un aspetto che mi ha assorbito completamente e mi ha dato l’energia e la motivazione per affrontare questi lunghi mesi invernali.

Io e una mia collega abbiamo progettato e realizzato dei corsi di formazione per genitori, educatori e insegnanti incentrati su alcuni temi della psicologia evolutiva (Disturbi Specifici di Apprendimento, Adolescenza, Gestione delle Emozioni…). Progettare i corsi di formazione, scegliere gli argomenti, preparare tutti i materiali sono state delle attività entusiasmanti, ma lo scoglio che dovevo superare era quello di parlare in pubblico, anche se solo virtualmente.

Gestire le emozioni, l’adrenalina, ma anche l’ansia del primo corso di formazione è stato davvero molto sfidante, perché ha richiesto molta concentrazione, la capacità di superare i dubbi e le paure che tutte le nuove esperienze possono portare.

Prima che il corso iniziasse ho chiamato la mia collega per condividere con lei le mie sensazioni, ma anche i miei timori: “E se la connessione dovesse saltare?”; “E se dovessi dimenticarmi qualche concetto importante?”. Poter esprimere questi pensieri ad un’altra persona mi ha tranquillizzata, perché ho ricordato a me stessa che è naturale avere questi timori e che questa nuova esperienza mi avrebbe aiutato ad acquisire maggiore consapevolezza del mio percorso professionale.

A distanza di mesi e di molti altri corsi di formazione, la difficoltà di parlare in pubblico è (quasi) superata!

Prima di iniziare i nostri corsi di formazione, ripenso alla strada fatta e alle paure superate e poi attivo il microfono e mi concentro sulle persone che sono collegate, sui loro dubbi e sulle loro domande.

Queste esperienze mi hanno aiutata a capire quali aspetti dovrò migliorare e mi hanno dato l’occasione di conoscere molte persone, anche se solo e sempre virtualmente.

Alcuni partecipanti ai nostri corsi hanno condiviso le loro storie e forse questo è stato uno degli aspetti più belli, sia perché in un momento come quello che stavamo vivendo ci ha permesso di “abbattere la distanza fisica” sia perché mi hanno dato l’energia giusta per continuare su questa strada.

Uscire dalla propria comfort zone può spaventare e ci richiede un po’ di sforzo, però credo che sperimentarsi in situazioni che ci intimoriscono, ma che allo stesso tempo potrebbero essere delle grandi opportunità di crescita professionale e personale, ci aiuta ad avere maggiore consapevolezza di noi stess* e delle nostre potenzialità.

 

 

Dalla paura di perdere il lavoro in uno studio legale all’entusiasmo per un nuovo lavoro in una multinazionale

“Ora sono pienamente me stessa”

Veronica Buonocore

31 anni, avvocata, spazio in studio conquistato dopo anni di fatica.

All’improvviso, in piena pandemia, la terra che crolla sotto i piedi: presto potrebbe non esserci più posto per me.

Dopo lo sgomento iniziale, a distanza di mesi, ringrazio.

Finire con la faccia verso il burrone mi ha incredibilmente aperto gli occhi.

Ho scoperto che, per quanto mi sentissi abbattuta, niente avrebbe potuto spezzarmi: dentro me germogliava una resilienza che mai avrei creduto possibile. Ho realizzato che senza quella spinta avrei continuato a restare intrappolata in un luogo distante dai miei valori.

Nonostante il timore di restare senza paracadute, ho deciso di non accontentarmi, rischiare e ascoltare l’istinto.

E ho vinto la battaglia.

Oggi lavoro come Contract Manager in una multinazionale americana in cui mi sono subito sentita a casa e sono apprezzata, non solo per le mie competenze professionali, ma soprattutto per la mia umanità, curiosità e voglia di imparare.

Ora mi siedo alla scrivania, inizio una nuova giornata piena di scoperte e sono felice.

Ora sono pienamente me stessa.

 

 

Una promozione importante poco prima della pandemia

“Ho indossato il vestito di senior che ho sfoggiato video call dopo video call”

Natasha Aleksandrov

Il virus era da poco vicino alle nostre vite. A Codogno. Dopo settimane che tutto appariva così lontano da noi.

E’ il mese delle promozioni. Quel giorno non mi aspettavo molto. Ero certa che i due migliori colleghi che ho ce l’avrebbero fatta.

Tocca a loro, in effetti, ma tocca anche me.

Divento Director e quadro, da un giorno all’altro. Con nuove responsabilità, nuove aspettative da parte dell’azienda e del team. E da me stessa. Nuovi obiettivi. Nuove attività. Nuove sfide.

Dopo 11 anni in questa società e crescita costante, arrivo all’apice, e non mi par vero. Felicità e paura si sono divertite a giocare dentro di me quel giorno. E nelle settimane successive. E nei mesi successivi. Tutt’oggi stento a crederci, se ripenso a me stagista, in quello stesso ufficio.

In questo anno e mezzo ho imparato moltissimo. Sentire appiccicata addosso la responsabilità diretta su clienti e team, new business, budget, gestione del tempo (tuo e di altri), di situazioni complesse… è stato devastante. Ma allo stesso tempo mi ha permesso di crescere, ancora. Riconoscere la crescita è la cosa più importante! E sapere che non smetti mai di imparare.

Tutto in questo anno e mezzo è avvenuto solo ed esclusivamente da remoto. Ogni contatto tra la nuova me e i miei colleghi e clienti è avvenuto a disitanza, attraverso le video chiamate quotidiane che per tutt* noi sono ora l’abitudine. Ho cercato di essere me stessa sempre, di mettermi in ascolto, di ragionare in profondità dopo call regolari e infinite, ritagliarmi gli spazi – anche piccoli – per il mio benessere e quello degli altri, dare il meglio, senza pensare alle aspettative di nessuno.

Perché sono sempre state le aspettative a distrarmi, a togliermi il fiato, a non farmi dormire. Quelle degli altri, ma soprattutto le mie, profonde e radicate. Volere sempre il massimo da sé non aiuta… accompagnato poi da un costante senso di impotenza rischia di essere la rovina. Mi sono rivista stagista e ho ripercorso più volte tutto quel che avevo imparato e ottenuto negli anni. L’ho scritto su carta, perché prendesse vita ogni mia expertise. E poi mi sono guardata allo specchio, per vedermi Director a tutti gli effetti: se ci sono arrivata, è perché qualcuno intorno a me ha riconosciuto il lavoro fatto e l‘ha apprezzato, e pensa che io possa portare nuovo valore. Mi sono tolta la maschera di junior che rischiavo di portarmi dietro e ho indossato il vestito di senior che ho sfoggiato video call dopo video call.

Ho imparato che non possiamo essere su tutto né dare il massimo sempre. Che capita di non sapere una cosa: motivo in più per andare a studiarsela. Ho imparato ad accettare le mie debolezze, ad analizzarle e a superarle, a condividerle, a parlarne; a dare, chiedere e ricevere feedback nel modo più trasparente e umano. Ho imparato a bilanciare i team in modo da colmare quelle mie debolezze con i punti di forza di altri.

Abbiamo vinto, ognuno valorizzando il proprio valore. Siamo cresciuti tutt*. E’ stato un anno e mezzo di successi – e anche di qualche sconfitta, perché succede, è inevitabile. Ma se metto tutto sulla bilancia, so che è prevalso il meglio, sono prevalsi gli obiettivi raggiunti, e la potenza della dedizione e delle capacità del singolo, insieme al lavoro di squadra.

In questo anno e mezzo Young Women Network è stata mia compagna d’avventure, compreso questo blog che amo. Ora sono in una fase di nuovo cambiamento, dico allora “arrivederci” al blog, e “benvenuto” a un nuovo cammino, verso nuovi progetti e la maternità.

 

Buona estate da tutte noi!

Iscriviti alla nostra Newsletter!
Ho letto e accetto i termini e le condizioni